Vegano noi ti amiamo.

Ok babbiare ma a volte si esagera. Fra una cosa e l’altra qualche giorno fa ragionavo con le bambine su come vengono trattati i vegani. In particolare su come io tratto la cosa.

Mia figlia è vegana.

Trovandomi a comprare dal macellaio una bella costata di un chilo specifico, volendo essere ironico, “è per mia figlia che è vegana”.

Il fatto non è però linguistico bensì sociale; è come se ci tenessi a dire al chianchiere (macellaio a Palermo ndr) che appartengo al suo club, alla sua cerchia, al suo gruppo. Non voglio essere diverso.

Diverso da chi.

Qui sta il busillis, l’aggrapparsi al non essere vegani (ad oggi minoranza nel mio mondo) per ribadire l’appartenenza di gruppo e contemporaneamente additare al diverso come elemento da sbeffeggiare.

Quando me ne sono reso conto mi sono spaventato. Non solo me la prendevo con un gruppo, ma mi scoprivo desideroso di essere accettato in un altro gruppo.

Viva la ciccia e la cicoria.

Di certo l’alimentazione a cui tendiamo in famiglia prevede la carne anche se non frequentemente anche se non sempre rossa.

Ma visto che adoriamo mangiare verdure di qualsiasi tipo e non abbiano nulla a priori contro chi segue una dieta vegana o vegetariana mi riprometto di non usare più espressioni idiote come “mia figlia è vegana” nell’accezione di sopra.

Foto di sopra.

Detto questo se vi interessa la foto di sopra riprende la cella di frollatura della braceria dei goti uno stupendo locale macelleria di giorno e braceria di sera che si trova a Barcellona Pozzo di Gotto. Potrete mangiare delle bistecche eccezionali, frollate a perfezione, per esempio di incroci fra razze siciliane e limousine.

Lascia un commento